Famiglia Negri
Partenze, arrivi, viaggi e tradizione. Luoghi ritrovati che prendono nuove forme e nuove vite.
Questa è la storia della Famiglia Negri che dal 1932 sceglie di dedicarsi alla vita contadina, riscoprendo le antiche tradizioni.
Il posto dove scelgono di mettere radici è un ex monastero a Verano, a Podenzano in provincia di Piacenza. In questo particolare luogo che da 4 generazione accoglie una produzione interamente biologica, ha sede di un antico monastero olivetano.
Qui inizia la storia dell’azienda agricola.
Scelgono di mantenere nome e simbolo e scelgono anche di preservare il convento originario. Conservano gli spazi, li ristrutturano donandogli nuova vita e nuova funzione.
La famiglia Negri mantiene il suo legame con il territorio nel tempo, ai padri si succedono i figli, in un percorso che sembra tracciato proprio dalla natura.
Adesso ad occuparsi dell’azienda agricola sono Alberto e Nicola che attraverso gli occhi del papà Osvaldo, migliorano i processi produttivi e dedicano cura alla coltivazione e alla conservazione dei loro prodotti.
In questo processo di evoluzione e tradizione non perdono mai di vista l’amore per l’agricoltura, convertendo gli antichi giardini del monastero in orti.
Crescono ortaggi seguendo la stagionalità, in armonia con la natura e i suoi tempi, la qualità viene corroborata dall’uso di un metodo biologico che dona ancora nuova vita ai terreni e ai loro frutti. Il percorso è lungo, ogni componente della Famiglia Negri lo arricchisce, continuando a modellarlo attraverso il tempo e gli anni.
La strada di Nicola e Alberto non era affatto decisa, anzi, le carriere intraprese dai due fratelli erano diverse ed opposte. E allora perché questo ritorno alla terra?
A spiegarcelo è proprio Alberto: “nella mia vita ho preso tantissimi aerei, ho viaggiato in lungo e in largo per il mondo, ho costruito passo dopo passo la mia carriera. Poi però ho deciso di prendere una decisione, di fermarmi, di smettere di volare. Il primo luogo in cui volevo atterrare e rimettere radici non poteva essere altro che la mia terra.”